Ieri siamo stati a Trento per incontrare la psicologa dell'AMU/AFN per la preparazione della seconda relazione da inviare in Viet Nam.
La relazione che noi avevamo preparato prima era molto tecnica con dati su peso, altezza, inserimento scolastico, attivita' sportive, rapporto con i parenti, etc.
Il colloquio che ne e' seguito ha approfondito alcuni aspetti relativi all'inserimento delle bimbe nel contesto italiano. Dai discorsi fatti sono emerse le nostre intenzioni di mantenere (per quanto possibile) vivo nelle bimbe il ricordo del Vietnam in vista anche del "viaggio di ritorno" che si terra' quando le bimbe (se ancora lo vorranno) saranno maggiorenni.
La psicologa ci suggeriva che senza mai sminuire il loro ricordo del Vietnam (quando questo e' sollecitato da loro) sarebbe utile farle "sentire a casa loro" qui da noi in modo che si rilassino e non abbiano piu' da pensare al passato ed al futuro ma a cementare il rapporto con noi e con la realta' italiana.
Tutto questo coincide in parte con quanto alcune coppie ci suggerivano ancora in Vietnam (ci dicevano non parlate piu' con le bimbe in vietnamita ma iniziate a parlare italiano) ....... discorsi questi che finora avevo sempre visto con sospetto perche' ho sempre considerato le bimbe nella doppia veste di vietnamite-italiane o italiane-vietnamite (e lo sono realmente) .....
E' pero' esatto, come diceva la psicologa, che e' necessario farle sentire a casa loro, farle sentire sicure con noi, che ci saremo per sempre, anche se torneranno in Vietnam, come un figlio biologico che decide di andare a vivere negli USA ogni tanto telefona o scrive ai genitori.......
Quella attuale potrebbe essere una fase 2 cioe' di consolidamento italiano
poi durante l'adolescenza (o dopo l'adolescenza) potrebbe esserci (se loro lo vorranno) la fase 3 cioe' di riavvicinamento al Viet Nam.......... e comunque ci sara' il nostro ritorno in Vietnam promesso alla mamma biologica.
Piero
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