[ CRONACA E COMMENTI DEL 27 MARZO 2007 ]
Riporto messaggi di un anno fa scritti nel gruppo : http://groups.msn.com/AdozionidalVietnamCambogiaThailandia
[preciso che tutti i messaggi sono riportati integralmente cosi' come sono stati postati senza ne togliere ne aggiungere nulla a quanto scritto sia da me che da altri]
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Ciao Piero,
ho pensato a lungo se mettere questo messaggio.
Come voi, fino a poco tempo fa, siamo in attesa di un abbinamento in Vietnam.
Stiamo cercando di ingannare l'attesa informandoci il più possibile su questo Paese che diventerà anche un pò il nostro. Leggiamo con molto interesse e affetto i tuoi racconti e speriamo di poter vivere al più presto questa meravigliosa esperienza.
Leggo però con una certa apprensione che sei venuto a conoscenza di situazioni poco chiare da parte di un ente italiano. Vorrei capire il più possibile in merito alla questione.
Forse,...anzi sicuramente sono io che sono troppo ansiosa...però leggere queste notizie mi ha gettato un pò nello sconforto.....si ha sempre paura che nonostante tutte le rassicurazioni ricevute dagli enti qui in Italia...poi la realtà sul luogo sia sempre un pò diversa.
Hai scritto di un referente che praticamente và "a caccia" (scusa il termine) di situazioni poverissime dove poter prendere bambini da inserire in adozione internazionale......ecco...volevo sapere se tu di questo ne sei assolutamente certo.
Sò che non puoi fare nomi.....però ....prova a metterti nei panni di chi aspetta...leggere queste notizie mette inevitabilmente un tarlo in testa.....
Grazie per il racconto dettagliato che stai facendo e che leggo molto volentieri.
Un abbraccio virtuale a te e alla tua bella famiglia!
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Messaggio 66 di 98 Da: Piero16906 Inviato: 27/03/2007 17.30
Ciao a tutti
brevemente rispondo sia a Lella70, sia ad Annamario che ad altri con cui sono stato contattato privatamente.
Chi adotta in Vietnam (specie se adotta un bambino piccolo) e' totalmente concentrato sulle esigenze primarie del bambino. La maggior parte delle coppie ha la cerimonia il giorno successivo alla data di arrivo. Poi non si muove piu' dalla stanza dall'albergo e rientra in Italia appena pronti i documenti. Questo per spiegare perche' secondo me accade come diceva annamario che "solo Piero abbia visto e scritto di questo".
In ogni caso anche le informazioni che ho ricevuto io sono seguite ad una mia ricerca sulla nuova normativa in Vietnam cioe' sul testo del decreto 69/2006/ND-CP (che va a modificare il precedente decreto 68/2002/ND-CP).... se non avessi fatto questa ricerca probabilmente non avrei avuto informazioni sull'operato di quell'ente.
Ora, dato che la persona che mi ha raccontato in dettaglio queste cose me ne ha parlato perche' c'e' un rapporto di fiducia tra noi, vorrei prima di approfondire il discorso con voi, contattare lei affinche' condivida questa mia scelta di pubblicare informazioni che mi erano state comunicate confidenzialmente.
Poi vorrei sapere dai moderatori del gruppo se, una volta fatta la mia segnalazione alla CAI posso indicare anche qui il nome dell'ente.
Per Lella: il vissuto del genitore "di pancia" che abbandona il proprio figlio non potremo mai saperlo (forse io e Valentina siamo tra i pochi fortunati che abbiamo colto un senso di gratitudine nelle parole della mamma di Hang e di Hen quando ci ha detto "grazie per aver deciso di occuparvi delle mie figlie Hang e di Hen" e tra l'altro ho potuto rassicurarla dicendo che con cadenza semestrale ricevera' da noi informazioni su Hang e Hen tramite le suore)......
Poi pensa che probabilmente questo modo di operare di questo ente in questione non e' generalizzato altrimenti la CAI avrebbe gia' sospeso questo ente per il Vietnam.
Che dire ?
Non so... per ora continua a seguire l'evolvere della situazione tramite questo gruppo....
Ciao da Piero (alla prossima)
PS: oggi ci sonon stati 2 momenti interessanti con Hang e Hen
1) una prova di forza per una cosa che noi avevamo chiesto di fare assieme e una delle 2 bimbe non ha voluto fare... pianti, lamenti per 45 minuti e poi abbiamo trovato una soluzione di compromesso (pero' non sono stato contento dell'esito dell'evento). Valentina ha commentato dicendo "loro sono vietnamite ma anche tu Piero sei un testardo".
2) un caso di incomunicabilita' : Una delle 2 ci ha chiesto qualcosa in Bahnar (era una cosa che non si poteva spiegare a gesti), poi dopo uno scambio di battute tra loro ha provato l'altra a spiegarci mostrandoci i suoi pantaloni . Noi abbiamo chiesto se voleva andare al mercato a comprare altri pantaloni. La risposta era negativa. abbiamo azzardato tutte le altre ipotesi ma non ci veniva in mente nulla di logico per quel momento.
Allora la prima ha fatto segno di lasciare perdere e cosi' e' stato pero' ci e' dispiaciuto.
Di solito porto con me un quaderno e una penna e poi con il vocabolario vietnamita-inglese o con quello bahnar-vietnamita-francese cerco di capire qualcosa...molto spesso neanche cosi' si riesce a capirsi.
ho pensato a lungo se mettere questo messaggio.
Come voi, fino a poco tempo fa, siamo in attesa di un abbinamento in Vietnam.
Stiamo cercando di ingannare l'attesa informandoci il più possibile su questo Paese che diventerà anche un pò il nostro. Leggiamo con molto interesse e affetto i tuoi racconti e speriamo di poter vivere al più presto questa meravigliosa esperienza.
Leggo però con una certa apprensione che sei venuto a conoscenza di situazioni poco chiare da parte di un ente italiano. Vorrei capire il più possibile in merito alla questione.
Forse,...anzi sicuramente sono io che sono troppo ansiosa...però leggere queste notizie mi ha gettato un pò nello sconforto.....si ha sempre paura che nonostante tutte le rassicurazioni ricevute dagli enti qui in Italia...poi la realtà sul luogo sia sempre un pò diversa.
Hai scritto di un referente che praticamente và "a caccia" (scusa il termine) di situazioni poverissime dove poter prendere bambini da inserire in adozione internazionale......ecco...volevo sapere se tu di questo ne sei assolutamente certo.
Sò che non puoi fare nomi.....però ....prova a metterti nei panni di chi aspetta...leggere queste notizie mette inevitabilmente un tarlo in testa.....
Grazie per il racconto dettagliato che stai facendo e che leggo molto volentieri.
Un abbraccio virtuale a te e alla tua bella famiglia!
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Messaggio 66 di 98 Da: Piero16906 Inviato: 27/03/2007 17.30
Ciao a tutti
brevemente rispondo sia a Lella70, sia ad Annamario che ad altri con cui sono stato contattato privatamente.
Chi adotta in Vietnam (specie se adotta un bambino piccolo) e' totalmente concentrato sulle esigenze primarie del bambino. La maggior parte delle coppie ha la cerimonia il giorno successivo alla data di arrivo. Poi non si muove piu' dalla stanza dall'albergo e rientra in Italia appena pronti i documenti. Questo per spiegare perche' secondo me accade come diceva annamario che "solo Piero abbia visto e scritto di questo".
In ogni caso anche le informazioni che ho ricevuto io sono seguite ad una mia ricerca sulla nuova normativa in Vietnam cioe' sul testo del decreto 69/2006/ND-CP (che va a modificare il precedente decreto 68/2002/ND-CP).... se non avessi fatto questa ricerca probabilmente non avrei avuto informazioni sull'operato di quell'ente.
Ora, dato che la persona che mi ha raccontato in dettaglio queste cose me ne ha parlato perche' c'e' un rapporto di fiducia tra noi, vorrei prima di approfondire il discorso con voi, contattare lei affinche' condivida questa mia scelta di pubblicare informazioni che mi erano state comunicate confidenzialmente.
Poi vorrei sapere dai moderatori del gruppo se, una volta fatta la mia segnalazione alla CAI posso indicare anche qui il nome dell'ente.
Per Lella: il vissuto del genitore "di pancia" che abbandona il proprio figlio non potremo mai saperlo (forse io e Valentina siamo tra i pochi fortunati che abbiamo colto un senso di gratitudine nelle parole della mamma di Hang e di Hen quando ci ha detto "grazie per aver deciso di occuparvi delle mie figlie Hang e di Hen" e tra l'altro ho potuto rassicurarla dicendo che con cadenza semestrale ricevera' da noi informazioni su Hang e Hen tramite le suore)......
Poi pensa che probabilmente questo modo di operare di questo ente in questione non e' generalizzato altrimenti la CAI avrebbe gia' sospeso questo ente per il Vietnam.
Che dire ?
Non so... per ora continua a seguire l'evolvere della situazione tramite questo gruppo....
Ciao da Piero (alla prossima)
PS: oggi ci sonon stati 2 momenti interessanti con Hang e Hen
1) una prova di forza per una cosa che noi avevamo chiesto di fare assieme e una delle 2 bimbe non ha voluto fare... pianti, lamenti per 45 minuti e poi abbiamo trovato una soluzione di compromesso (pero' non sono stato contento dell'esito dell'evento). Valentina ha commentato dicendo "loro sono vietnamite ma anche tu Piero sei un testardo".
2) un caso di incomunicabilita' : Una delle 2 ci ha chiesto qualcosa in Bahnar (era una cosa che non si poteva spiegare a gesti), poi dopo uno scambio di battute tra loro ha provato l'altra a spiegarci mostrandoci i suoi pantaloni . Noi abbiamo chiesto se voleva andare al mercato a comprare altri pantaloni. La risposta era negativa. abbiamo azzardato tutte le altre ipotesi ma non ci veniva in mente nulla di logico per quel momento.
Allora la prima ha fatto segno di lasciare perdere e cosi' e' stato pero' ci e' dispiaciuto.
Di solito porto con me un quaderno e una penna e poi con il vocabolario vietnamita-inglese o con quello bahnar-vietnamita-francese cerco di capire qualcosa...molto spesso neanche cosi' si riesce a capirsi.
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Messaggio 67 di 98 Da: crissi Inviato: 27/03/2007 18.11
Scusa Pietro ma non sono daccordo con quanto scrivi e che riporto, mi sento offesa per le tue affermazioni:
"Chi adotta in Vietnam (specie se adotta un bambino piccolo) e' totalmente concentrato sulle esigenze primarie del bambino. La maggior parte delle coppie ha la cerimonia il giorno successivo alla data di arrivo. Poi non si muove piu' dalla stanza dall'albergo e rientra in Italia appena pronti i documenti. Questo per spiegare perche' secondo me accade come diceva annamario che "solo Piero abbia visto e scritto di questo"."
Ma cosa ne sai tu di cosa fanno le altre coppie? Non siete mica i primi che adottano in Vietnam e neanche i primi che adottano bimbi grandi.
Abbiamo vari amici che hanno adottato bimbi vietnamiti in età scolare e pre-scolare e piccolisismi e quasi nessuno si è chiuso in una stanza di hotel ad aspettare che i documenti fossero pronti.
Intanto molto dipende dall'età del bimbo, quello che puoi fare con bimbi di 4 anni ed oltre non è detto che si possa fare con bimbi di pochi mesi.
Poi noi siamo rimasti in Vietnam 5 settimane e nei limiti dell'età di nostra figlia abbiamo girato e cercato di conoscere questo meraviglioso popolo.
Per quanto riguarda l'operato di quel fantomatico ente, non so... mi lascia perplessa la cosa. Ti hanno dato un0informazione in confidenza, ma bisogna vedere se è reale.
Intanto noncapisco cosa c'entri la nuova normativa con questo ente. Nella nuova normativa è riportato il nome dell'ente?
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Messaggio 68 di 98 Da: napokapo1 Inviato: 27/03/2007 19.29
Messaggio 67 di 98 Da: crissi Inviato: 27/03/2007 18.11
Scusa Pietro ma non sono daccordo con quanto scrivi e che riporto, mi sento offesa per le tue affermazioni:
"Chi adotta in Vietnam (specie se adotta un bambino piccolo) e' totalmente concentrato sulle esigenze primarie del bambino. La maggior parte delle coppie ha la cerimonia il giorno successivo alla data di arrivo. Poi non si muove piu' dalla stanza dall'albergo e rientra in Italia appena pronti i documenti. Questo per spiegare perche' secondo me accade come diceva annamario che "solo Piero abbia visto e scritto di questo"."
Ma cosa ne sai tu di cosa fanno le altre coppie? Non siete mica i primi che adottano in Vietnam e neanche i primi che adottano bimbi grandi.
Abbiamo vari amici che hanno adottato bimbi vietnamiti in età scolare e pre-scolare e piccolisismi e quasi nessuno si è chiuso in una stanza di hotel ad aspettare che i documenti fossero pronti.
Intanto molto dipende dall'età del bimbo, quello che puoi fare con bimbi di 4 anni ed oltre non è detto che si possa fare con bimbi di pochi mesi.
Poi noi siamo rimasti in Vietnam 5 settimane e nei limiti dell'età di nostra figlia abbiamo girato e cercato di conoscere questo meraviglioso popolo.
Per quanto riguarda l'operato di quel fantomatico ente, non so... mi lascia perplessa la cosa. Ti hanno dato un0informazione in confidenza, ma bisogna vedere se è reale.
Intanto noncapisco cosa c'entri la nuova normativa con questo ente. Nella nuova normativa è riportato il nome dell'ente?
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Messaggio 68 di 98 Da: napokapo1 Inviato: 27/03/2007 19.29
Ciao a tutti,purtroppo le dichiarazioni di Piero ci hanno distratti dal suo bellissimo racconto in diretta: non riusciamo piu' a parlare di Hang e Hen e la paura e la preoccupazione mi sembra che aleggino all'interno di questa discussione.Propongo pertanto un tacito silenzio stampa: lasciamo Piero e Valentina godersi questa esperienza irripetibile e unica e invito Piero, una volta ripreso il tram-tram quotidiano ( si fa per dire con 2 frugoletti per casa), prima di tutto ad accertarsi con estrema sicurezza dei fatti che ha riscontrato in Vietnam e di conseguenza ad agire nelle sedi preposte senza alimentare ulteriore panico, nel rispetto prima di tutto dei bambini e di tutto il popolo vietnamita e poi delle centinaia di coppie che sono in attesa di concludere il loro percorso adottivo. Se ci sono delle mele marcie e' giusto buttarle via ma io spero tanto che le azioni disoneste di un individuo non pregiudichino il lavoro di tutto l'ente che gli sta' dietro e che e' composto sicuramente da tante persone che lavorano nel rispetto dei bambini e della legge.
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Messaggio 69 di 98 Da: Silvia6600 Inviato: 27/03/2007 20.59
ciao a tutti,
vorrei fare un passo indietro e riprendere la risposta a Piero e Valentina (ma a tutti, in verita') al loro messaggio di qualche giorno fa sul loro caso di adozione-"affido".
Si' e' aperto un filone di discussione che secondo me e' interessante per tutte le coppie che stanno pensando all'adozione e a quale e' il significato che l'adozione internazionale ha nel contesto generale dei rapporti tra nord e sud del mondo.
Si parlava di se nel caso di Hang e Hen (bimbe grandi, famiglia povera ma esistente) non sarebbe stato possibile - e forse auspicabile - un sostegno a distanza invece che un'adozione internazionale.
Piero ha scritto:
"Era possibile fare un "Sostegno a Distanza" ? .... teoricamente si ma in pratica il sostegno a distanza avrebbe voluto dire aiutare le suore dell'istituto (...)
Avrebbero potuto con un "Sostegno a Distanza" mantenere la madre a casa (possibilissimo con un sostegno di circa 60 Euro al mese) ? .... Forse ........ non sappiamo... sarebbe stata educativamente e culturalmente la cosa giusta per loro ?"
Io credo che bisogna capire cosa e' un "sostegno a distanza". E piu' in generale, cosa sono gli aiuti e i progetti di cooperazione. La discussione si fa molto ampia ed esula dagli argomenti di questo forum. Pero' vorrei dire qualcosa. Mio marito ed io siamo stati vicini a un paese africano povero e, attraverso la conoscenza di una ONG italiana durante un viaggio in africa in questo paese abbiamo finanziato un progetto di cooperazione devolvendo a questa tutti i nostri regali di matrimonio (cioe' abbiamo convertito i regali in una colletta per questo progetto). Quando abbiamo fatto il viaggio in Africa siamo partiti con un valigione pieno di medicinali da donare li' e con un sacco di buone intenzioni, abbiamo viaggiato, visitato missioni e progetti di ONG, abbiamo parlato con la gente locale, con cooperanti, con religiosi, con funzionari della UE.
Alla fine di tutta questa storia (viaggio in africa e donazione) ne sono uscita con le idee molto confuse su cosa e' bene fare come cooperazione per i paesi poveri.
Alla fine (vi risparmio tutto il percorso del ragionamento) ho capito che:
- gli interventi assistenzialisti fanno peggio che meglio (quel che diceva anche Piero) - mi sono pentita di aver portato giu' il mio valigione di medicine, anche se il medico a cui le ho date era contento.
- pero' anche la maggior parte dei progetti di cooperazione che vengono dai paesi ricchi e che sulla carta non sono assistenzialisti in realta' non portano un miglioramento, ma sono un modo per favorire il lavoro di imprese dei paesi ricchi, con una politica di finanziamento di tipo "keinesiano" rivolta a beneficio delle imprese dei paesi ricchi. Ad esempio vale la clausola del paese di origine: se un progetto di cooperazione (ad esempio la costruzione di un ospedale) e' finanziato dall'Italia, allora tutti i materiali devono essere comprati in italia, le ditte che lavorano alla costruzione devono essere italiane e cosi' via. Alla fine la grandissima parte del finanziamento e' tornata in italia per pagare le ditte.
Quel che manca in tutto questo e' il lasciare a questi popoli essere padroni del loro destino. Per risolvere gran parte della poverta' e dello sfruttamento dell'Africa (parlo dell'africa perche' la conosco meglio) basterebbe farla finita con lo sfruttare l'africa, smetterla con le concessioni pagate due soldi di diamanti, di metalli preziosi, di legno, di petrolio e smetterla con il volergli vendere a basso costo quel che potrebbero produrre da soli (ad esempio prodotti agricoli) evitando di mandare in miseria i contadini.
Tutto questo per dire che anche i sostegni a distanza devono servire non per mantere passivamente una famiglia, ma per creare le condizioni perche' questa famiglia povera esca dalla sua miseria. Altrimenti non solo, come dice Piero, e' umiliante, ma e' inutile e dannoso, perche' non cambia le condizioni materiali vere e crea dipendenza. Un sistema secondo me molto efficace e' quello del microcredito, per aver inventato il quale e' stato insignito del nobel per la pace Muhammad Yunus.
Ci sono diversi enti, anche in Italia, che finanziano progetti di microcredito per la nascita di piccole imprese locali nei villaggi del sud del mondo. In Italia per esempio lo fa la banca piu' importante che fa finanza etica, non dico il nome per non fare pubblicita'.
Riguardo alle due bambine Hang e Hen, io credo che ci vorra' molta forza e molto coraggio a Piero e Valentina per aiutarle a inserirsi in Italia. Purtroppo credo che l'Italia abbia poco da offrire sul lato umano alla gente del sud del mondo, che e' gente in generale piu' socievole, piu' allegra, piu' capace di vivere di noi. Credo che abbiamo in piu' solo la ricchezza materiale, e molte, molte cose in meno sul lato dei rapporti umani. Parlo della societa' in generale, quello che due bambine come Hang e Hen potrebbero trovare a scuola, per strada....per cui Piero e Valentina dovranno proteggerle molto e dovranno affrontare la loro solitudine e il lor sconforto nel trovarsi in un paese, come lo ha definito Piero, "decadente". Anche per questo mi chiedevo se non valesse la pena aiutare due bambine grandicelle a non perdere il loro paese piuttosto che portarle via.....
la smetto qui, anche perche' vedo che il discorso devia troppo.....
un caro saluto a tutti
Silvia
ciao a tutti,
vorrei fare un passo indietro e riprendere la risposta a Piero e Valentina (ma a tutti, in verita') al loro messaggio di qualche giorno fa sul loro caso di adozione-"affido".
Si' e' aperto un filone di discussione che secondo me e' interessante per tutte le coppie che stanno pensando all'adozione e a quale e' il significato che l'adozione internazionale ha nel contesto generale dei rapporti tra nord e sud del mondo.
Si parlava di se nel caso di Hang e Hen (bimbe grandi, famiglia povera ma esistente) non sarebbe stato possibile - e forse auspicabile - un sostegno a distanza invece che un'adozione internazionale.
Piero ha scritto:
"Era possibile fare un "Sostegno a Distanza" ? .... teoricamente si ma in pratica il sostegno a distanza avrebbe voluto dire aiutare le suore dell'istituto (...)
Avrebbero potuto con un "Sostegno a Distanza" mantenere la madre a casa (possibilissimo con un sostegno di circa 60 Euro al mese) ? .... Forse ........ non sappiamo... sarebbe stata educativamente e culturalmente la cosa giusta per loro ?"
Io credo che bisogna capire cosa e' un "sostegno a distanza". E piu' in generale, cosa sono gli aiuti e i progetti di cooperazione. La discussione si fa molto ampia ed esula dagli argomenti di questo forum. Pero' vorrei dire qualcosa. Mio marito ed io siamo stati vicini a un paese africano povero e, attraverso la conoscenza di una ONG italiana durante un viaggio in africa in questo paese abbiamo finanziato un progetto di cooperazione devolvendo a questa tutti i nostri regali di matrimonio (cioe' abbiamo convertito i regali in una colletta per questo progetto). Quando abbiamo fatto il viaggio in Africa siamo partiti con un valigione pieno di medicinali da donare li' e con un sacco di buone intenzioni, abbiamo viaggiato, visitato missioni e progetti di ONG, abbiamo parlato con la gente locale, con cooperanti, con religiosi, con funzionari della UE.
Alla fine di tutta questa storia (viaggio in africa e donazione) ne sono uscita con le idee molto confuse su cosa e' bene fare come cooperazione per i paesi poveri.
Alla fine (vi risparmio tutto il percorso del ragionamento) ho capito che:
- gli interventi assistenzialisti fanno peggio che meglio (quel che diceva anche Piero) - mi sono pentita di aver portato giu' il mio valigione di medicine, anche se il medico a cui le ho date era contento.
- pero' anche la maggior parte dei progetti di cooperazione che vengono dai paesi ricchi e che sulla carta non sono assistenzialisti in realta' non portano un miglioramento, ma sono un modo per favorire il lavoro di imprese dei paesi ricchi, con una politica di finanziamento di tipo "keinesiano" rivolta a beneficio delle imprese dei paesi ricchi. Ad esempio vale la clausola del paese di origine: se un progetto di cooperazione (ad esempio la costruzione di un ospedale) e' finanziato dall'Italia, allora tutti i materiali devono essere comprati in italia, le ditte che lavorano alla costruzione devono essere italiane e cosi' via. Alla fine la grandissima parte del finanziamento e' tornata in italia per pagare le ditte.
Quel che manca in tutto questo e' il lasciare a questi popoli essere padroni del loro destino. Per risolvere gran parte della poverta' e dello sfruttamento dell'Africa (parlo dell'africa perche' la conosco meglio) basterebbe farla finita con lo sfruttare l'africa, smetterla con le concessioni pagate due soldi di diamanti, di metalli preziosi, di legno, di petrolio e smetterla con il volergli vendere a basso costo quel che potrebbero produrre da soli (ad esempio prodotti agricoli) evitando di mandare in miseria i contadini.
Tutto questo per dire che anche i sostegni a distanza devono servire non per mantere passivamente una famiglia, ma per creare le condizioni perche' questa famiglia povera esca dalla sua miseria. Altrimenti non solo, come dice Piero, e' umiliante, ma e' inutile e dannoso, perche' non cambia le condizioni materiali vere e crea dipendenza. Un sistema secondo me molto efficace e' quello del microcredito, per aver inventato il quale e' stato insignito del nobel per la pace Muhammad Yunus.
Ci sono diversi enti, anche in Italia, che finanziano progetti di microcredito per la nascita di piccole imprese locali nei villaggi del sud del mondo. In Italia per esempio lo fa la banca piu' importante che fa finanza etica, non dico il nome per non fare pubblicita'.
Riguardo alle due bambine Hang e Hen, io credo che ci vorra' molta forza e molto coraggio a Piero e Valentina per aiutarle a inserirsi in Italia. Purtroppo credo che l'Italia abbia poco da offrire sul lato umano alla gente del sud del mondo, che e' gente in generale piu' socievole, piu' allegra, piu' capace di vivere di noi. Credo che abbiamo in piu' solo la ricchezza materiale, e molte, molte cose in meno sul lato dei rapporti umani. Parlo della societa' in generale, quello che due bambine come Hang e Hen potrebbero trovare a scuola, per strada....per cui Piero e Valentina dovranno proteggerle molto e dovranno affrontare la loro solitudine e il lor sconforto nel trovarsi in un paese, come lo ha definito Piero, "decadente". Anche per questo mi chiedevo se non valesse la pena aiutare due bambine grandicelle a non perdere il loro paese piuttosto che portarle via.....
la smetto qui, anche perche' vedo che il discorso devia troppo.....
un caro saluto a tutti
Silvia
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Messaggio 70 di 98 Da: ichinen73 Inviato: 27/03/2007 21.06
Messaggio 70 di 98 Da: ichinen73 Inviato: 27/03/2007 21.06
Probabilmente questo è un doppione di un altro messaggio che non so se è stato inoltrato. Riassumendo volevo esprimere la mia preoccupazione e quella di mio marito per i dubbi che stanno emergendo sull'operato di un ente. Dato che siamo in procinto di dare il mandato a un ente, è normale che siamo preoccupati di sapere se si tratti dello stesso. Come me penso che anche altre coppie siano turbate e tutte abbiamo il diritto di sapere in che mani ci stiamo mettendo. Se ci sono prove di quanto detto allora denunciare subito! e non aspettare!
Stefania
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Stefania
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Per un attimo cerco di “astrarmi” dalla questione spinosissima sollevata da Piero e, se possibile, anche dalla sua meravigliosa esperienza. Mi sembra invece interessante la questione più volte sollevata da Silvia, ovvero: ci sono casi (io aggiungerei: moltissimi) nei quali è palese che ciò che impedisce l’accudimento dei figli alla famiglia è ESCLUSIVAMENTE la mancanza di mezzi di sostentamento. Spesso non si tratta di genitori “brutti e cattivi”: poveri che, anche se aiutati economicamente, andrebbero a bersi il sussidio al bar per tornare a casa ubriachi a picchiare i loro figli. Ovvero, non ci troviamo di fronte a genitori incapaci di amare, genitori per i quali la povertà ha rappresentato anche abiezione e incapacità di prendersi cura dei propri bambini (succede), bensì a genitori come noi, che potrebbero stare vicini ai loro figli se solo avessero un’entrata in più, derivante da un lavoro, da un sussidio o da altro. La legge italiana, per quanto riguarda le famiglie e i bambini nati sul nostro territorio, esclude categoricamente, al primo articolo, che questi casi possano essere “risolti” tramite l’istituto dell’adozione. Questo perché l’Italia ha uno stato sociale (non entro nel merito della sua efficacia) che prevede l’aiuto delle famiglie in grave difficoltà.
La verità è che la stragrande maggioranza dei bambini candidati all’adozione internazionale non sono orfani, bensì sono “orfani sociali”. Alzi la mano chi non ha mai avvertito un moto di angoscia all’idea che l’immensa gioia che si prova quando stringiamo i nostri figli è di fatto derivante dall’enorme sfiga di un altro uomo e di un’altra donna, che vivono con niente dall’altra parte del mondo, colpevoli solo di essere nati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La verità è che la proporzione della povertà in Vietnam e in troppi altri paesi nel mondo è tale da rappresentare una tragedia, un dramma che inghiotte milioni di famiglie e che non può certo essere risolta con l’adozione e purtroppo nemmeno con l’affido o il sostegno a distanza. La strada sono le riforme economiche, sociali, democratiche. Il fenomeno dell’abbandono, in Vietnam, ha una proporzione allucinante: molti bambini, come il mio, sono lasciati nei campi o in ospedale da mamme che spariscono a due ore dal parto. Arrivano all’adozioni piccoli o piccolissimi (entro i tre anni di vita). Dubito che AMU, NAAA, tutti gli altri enti che lavorano in questi posti, possano risolvere la vita a questi bambini andando a cercare le loro mamme e offrendo loro soldi che arrivano dall’Italia da famiglie con grandi cuori e buona coscienza sociale. La soluzione mi sembra quantomeno poco “scalabile”. Non solo credo che in questi casi sia più facile trovare una famiglia che adotta che una che esborsa, ma credo anche che la semplice “elemosina” (mi si passi il termine) non sarebbe affatto garanzia di successo in un luogo dove non ci sono servizi sociali a monitorizzare il dispiegarsi della genitorialità in queste famiglie.
Detto questo, è anche vero che gli enti potrebbero selezionare dei casi che, rispetto ad altri, rappresentano reali dilemmi sotto tutti i punti di vista. Ho visto con i miei occhi bambini grandi, intorno ai dieci anni di età, lasciati da qualche mese in istituto da famiglie che hanno perso un sussidio di qualche tipo essere sradicati da tutto il loro mondo e soprattutto dai loro affetti fondamentali per andare a vivere dall’altra parte della terra. Tutta la loro vita recisa in un attimo per iniziarne una nuova, magari con nomi diversi affibbiati a poche ore dall’incontro con i nuovi genitori. Non credo che nessuno si meriti questo e quando questo accade credo che davvero bisognerebbe sforzarci di tramutare la nostra adozione, nei fatti, in un affido. Il problema non è incontrare o meno i genitori biologici, chiudere o meno gli occhi di fronte alla realtà dell’adozione internazionale, quanto piuttosto avere enti che cooperano realmente con il paese NON per ottenere bambini per coppie che non possono avere figli ma per offrire una vita migliore ai bambini e alle loro famiglie. In casi eclatanti l’ente dovrebbe davvero proporre un sostegno a distanza o stanziare un aiuto con le risorse della cooperazione. Un minimo di screening delle possibilità di aiutare le famiglie, per lo meno in alcuni casi, credo possa essere tentato. Quello che non deve succedere, però, è che il bambino finisca fino ai 18 anni in istituto, perché alla fine, questo è quello che tutti dovremmo evitare che accada e che invece sarebbe capitato a tutti i nostri bambini se non li avessimo adottati. Ammazza quanto ho scritto…
La verità è che la stragrande maggioranza dei bambini candidati all’adozione internazionale non sono orfani, bensì sono “orfani sociali”. Alzi la mano chi non ha mai avvertito un moto di angoscia all’idea che l’immensa gioia che si prova quando stringiamo i nostri figli è di fatto derivante dall’enorme sfiga di un altro uomo e di un’altra donna, che vivono con niente dall’altra parte del mondo, colpevoli solo di essere nati nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La verità è che la proporzione della povertà in Vietnam e in troppi altri paesi nel mondo è tale da rappresentare una tragedia, un dramma che inghiotte milioni di famiglie e che non può certo essere risolta con l’adozione e purtroppo nemmeno con l’affido o il sostegno a distanza. La strada sono le riforme economiche, sociali, democratiche. Il fenomeno dell’abbandono, in Vietnam, ha una proporzione allucinante: molti bambini, come il mio, sono lasciati nei campi o in ospedale da mamme che spariscono a due ore dal parto. Arrivano all’adozioni piccoli o piccolissimi (entro i tre anni di vita). Dubito che AMU, NAAA, tutti gli altri enti che lavorano in questi posti, possano risolvere la vita a questi bambini andando a cercare le loro mamme e offrendo loro soldi che arrivano dall’Italia da famiglie con grandi cuori e buona coscienza sociale. La soluzione mi sembra quantomeno poco “scalabile”. Non solo credo che in questi casi sia più facile trovare una famiglia che adotta che una che esborsa, ma credo anche che la semplice “elemosina” (mi si passi il termine) non sarebbe affatto garanzia di successo in un luogo dove non ci sono servizi sociali a monitorizzare il dispiegarsi della genitorialità in queste famiglie.
Detto questo, è anche vero che gli enti potrebbero selezionare dei casi che, rispetto ad altri, rappresentano reali dilemmi sotto tutti i punti di vista. Ho visto con i miei occhi bambini grandi, intorno ai dieci anni di età, lasciati da qualche mese in istituto da famiglie che hanno perso un sussidio di qualche tipo essere sradicati da tutto il loro mondo e soprattutto dai loro affetti fondamentali per andare a vivere dall’altra parte della terra. Tutta la loro vita recisa in un attimo per iniziarne una nuova, magari con nomi diversi affibbiati a poche ore dall’incontro con i nuovi genitori. Non credo che nessuno si meriti questo e quando questo accade credo che davvero bisognerebbe sforzarci di tramutare la nostra adozione, nei fatti, in un affido. Il problema non è incontrare o meno i genitori biologici, chiudere o meno gli occhi di fronte alla realtà dell’adozione internazionale, quanto piuttosto avere enti che cooperano realmente con il paese NON per ottenere bambini per coppie che non possono avere figli ma per offrire una vita migliore ai bambini e alle loro famiglie. In casi eclatanti l’ente dovrebbe davvero proporre un sostegno a distanza o stanziare un aiuto con le risorse della cooperazione. Un minimo di screening delle possibilità di aiutare le famiglie, per lo meno in alcuni casi, credo possa essere tentato. Quello che non deve succedere, però, è che il bambino finisca fino ai 18 anni in istituto, perché alla fine, questo è quello che tutti dovremmo evitare che accada e che invece sarebbe capitato a tutti i nostri bambini se non li avessimo adottati. Ammazza quanto ho scritto…
Fra
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